Marco Landi, Manager internazionale, discepolo di Steve Jobs, e Mentor di startup ci dice la sua su cosa ci vuole per fare una startup nell’ InnoVits Talk del 16 dicembre 2020
Caro Collega Innovatore,
Non è facile parlare del Landi da Chianciano Terme, in quel di Siena, personaggio eclettico, capace di passare dalla vendita di scarpe alla presidenza di colossi internazionali come Apple, per finire nell’ iperbolico mondo delle startup ad alta tecnologia.
L’abbiamo avuto ospite in InnoVits nella serata del 16 Dicembre, che ha visto partecipare on line una settantina di persone fra associati e ospiti esterni pronti a cogliere l’opportunità di imparare dalla sua grande esperienza.
E Landi non è stato parco di consigli conditi con aneddoti di vita vissuta.
Un sano bagno di realtà, il suo, a cominciare da quando consigliò a un brillante gruppo di Studenti dell’ Università di Siena di perseguire una carriera piuttosto che lanciarsi in una avventura imprenditoriale.
Il team non aveva esperienza di vendita, non sapeva fare un business plan e non aveva i soldi per sopravvivere: erano ottimi tecnici senza le basi minime per fare gli imprenditori.
Non è stata questa la sola startup a cui Landi ha fatto da Mentor.
È interessante scoprire perché altre hanno fallito o hanno avuto successo:
Business Win, per esempio, una startup che aveva preso l’onda dei CRM che ha fatto la fortuna di SalesForce, è fallita per essersi posta obbiettivi sempre più ambiziosi che le hanno fatto esaurire le risorse prima di ritorni stabili.
Un problema questo che anche nella esperienza di chi scrive è accaduto più volte: Startupper visionari, capaci di far invaghire finanziatori ma che non applicano il mantra della dottrina Agile: il consolidamento dei risultati raggiunti in ogni fase del cammino.
C’entra forse, nel caso di Business Win, anche l’impegno part-time dei leader del team. Landi ce lo vuole ribadire: se si fa impresa occorre impegnarvicisi al 100%.
Lui non ne parla, ma in InnoVits sappiamo anche che ogni imprenditore di successo ha anche un piano B, in grado di garantirgli quella peace of mind che ne migliora le capacità decisionali.
Non sempre le ragioni di un fallimento sono interne alla startup.
L’esperienza di Landi con Enerquos glielo dimostrò sul campo, quando le regole che governavano il mercato dell’energia solare furono cambiate a livello nazionale e comunitario, distruggendo il business model su cui Enerquos era fondata.
Occorre essere flessibili e pronti a cambiare il business model se necessario. Non facile, specie se il business model è frutto di un try & error, piuttosto che di una pensata strategica.
In InnoVits lo sappiamo, e per questo nel nostro percorso Gymnasium di accelerazione delle startup, le mettiamo di fronte a una platea di soci che provengono da decine di settori diversi; capaci di vedere il business model sotto angolature ed esperienze spesso imponderabili a chi è nel turbine della startup.
Riusciamo quindi a calare le nostre startup nel contesto evolutivo delle traiettorie tecnologiche che sottendono il mercato di riferimento della startup, secondo gli insegnamenti di del professor Christensen di Harvard, e spesso anticipando possibili disruptions come quella accaduta a DibCom.
DibCom è stata un’altra startup a cui Landi ha fatto da Mentor e che non è riuscita ad anticipare l’avvento dello streaming nel settore della Digital Terrestrial TV.
Sfortuna o incapacità di prevedere l’evoluzione di mercato da parte del management?
Non è facile stabilirlo. Sta di fatto che altre startup del Landi hanno saputo fiorire, con un atto di umiltà del fondatore.
Nimsoft per esempio, ha cominciato a macinare numeri quando il fondatore e leader del team ha lasciato il passo a un Amministratore esterno, più strutturato e di maggiore esperienza.
Un atto di umiltà ma anche di grande successo, sia personale ( lo Startupper si è ritagliato un ruolo di CTO e indirizzamento strategico ) sia sociale: con la crescita dell’azienda sul mercato.
Quali sono dunque i “comandamenti” del Landi?
Quali i fattori chiave in grado di presagire il successo della startup?:
Eccoli:
- Il Team LEADER deve avere Visione – Determinazione – Umiltà
- TEAM Unito – Appassionato – Professionale
- IDEA: deve essere Innovativa – Disruptive e supportata da Tecnologia Solida e Scalabile
- Il Team deve dedicarsi al 100% all’azienda senza compromessi
- MERCATO in forte espansione
- Mai fare il passo più lungo della gamba
- Vincere sul proprio mercato e poi subito all’ESTERO
- Trovare subito un MENTOR che allarghi il Network di Relazioni e spinga la ricerca di finanziamenti
- Essere pronti ad INVESTIRE in diverse compagnie
- Capire quando è il momento di lasciare
È chiara la visione alta di Landi.
Non si sta parlando di lanciare una PMI o il business di famiglia.
Sono regole, queste, adatte a team ambiziosi e capaci di maneggiare le ultime tecnologie: dall’artificial intelligence alla block chain, fino all’industry 4.0.
Dei molti altri spunti di riflessione regalatici, due meritano sicuramente un approfondimento:
Il primo è la capacità di FOCUS.
L’imprenditore ha idee chiare, che comunica con chiarezza.
La brevità, la visione (gli americani direbbero: la “big picture”), la capacità di non annegare nei dettagli sono di fondamentale importanza per spingere il team verso traguardi ambiziosi ma fattibili e convincere gli investitori solleticandone l’ego.
Il secondo, forse quello più in risonanza con InnoVits, è l’APERTURA.
La capacità e l’umiltà di aprirsi agli altri, di saper chiedere aiuto, di allargare il network trovandosi un Mentor (o 50 e più come nel caso di InnoVits… ) in grado di connettere lo startupper a finanziatori, clienti, competenze.
Questa parte è stata forse la più convincente della serata col Landi di Chianciano Terme, una persona che ha fatto dell’aprirsi a nuove idee e nuovi contatti il proprio modello di vita.
In InnoVits ne siamo consapevoli, per questo anche quest’anno abbiamo aperto l’iscrizioni alla associazione, e vi aspettiamo nella nostra Agorà: il luogo in cui, a Milano, si fa Innovation for Passion.
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Flavio Tosi per InnoVits
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